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Ricordi dal trekking a Baunei

A cura di Luca Mirarchi

Gloria Atzeni, da chi era composta la comitiva?
«Da nove ragazzi della Comunità minori e tre ragazzi giovani della Comunità adulti. Oltre a me li hanno accompagnati due educatrici della Comunità minori, Roberta Tiddia e Silvia Lai, un educatore del CTA, e naturalmente una guida escursionistica».

Come si è svolta la due giorni di trekking?
«Siamo partiti la mattina di sabato 5 ottobre; giunti sul posto abbiamo subito montato le tende del campo base. Nel pomeriggio siamo andati in escursione e abbiamo visto Su Sterru, la voragine nel Golgo di Baunei profonda circa 250 metri, un nuraghe e alcune pietre di grandi dimensioni tra le quali una che aveva le sembianze di una maschera sarda. Di sera abbiamo cenato all’accampamento sotto le stelle. Metà dei ragazzi sono andati a cercare la legna, l’altra metà si è messa ad arrostire la carne. La sveglia domenica era fissata molto presto, tra le 6 e le 6.30, ci aspettava la seconda escursione, più impegnativa, verso Cala Goloritzé. Abbiamo impiegato due ore per arrivare alla spiaggia, dato che tutto il percorso era in salita. Dopo il bagno canonico ci siamo rimessi sulla via del ritorno».

Qual è stato il bilancio?
«Senz’altro positivo. È stata un’occasione importante per rimpossessarsi delle capacità di resistenza e problem solving, trascorrere del tempo all’aria aperta, rendersi utili per gli altri e ritrovare una nuova empatia. Soprattutto la seconda escursione non è stata semplice, né per i ragazzi, né per gli operatori, ma è stato bello vedere come tutti si dessero manforte a vicenda, aiutando chi si trovava in difficoltà. Non era semplice per i ragazzi — tenuto conto delle loro diagnosi e del fatto che fossero abituati allo spazio concentrazionario della Comunità — adeguarsi alle regole della montagna, dove se sbagli rischi di mettere in difficoltà anche gli altri. Nelle occasioni conviviali si è creata una bella atmosfera».

Roberta Tiddia, quali sono state le sue impressioni?
«Il contatto con la natura è fondamentale per i ragazzi, anche il solo fatto di esporsi ai rumori alle altre sensazioni trasmesse dal verde li distoglie dal pensiero del contesto ambientale in cui vivono ogni giorno. È stato molto gratificante arrivare in quell’angolo di paradiso che è Cala Goloritzé dopo la lunga salita di ciottoli. Per me è stata la prima esperienza di questo genere ma la giudico positivamente. Non bisogna dare niente di scontato, neppure che i ragazzi riescano a stare in un posto in cui i telefoni prendono poco o niente: sappiamo bene quanto vivano sempre interconnessi».

Mirko Frau, qualche appunto?
«È andato tutto bene. Magari la prossima volta si potrebbero selezionare diversamente i componenti della comitiva, alcuni minori erano troppo turbolenti, poco propensi allo stare insieme. Tenuto conto anche di questo aspetto, va sottolineata ancora una volta la correzione che si è venuta a creare nei momenti di difficoltà delle escursioni. Ho proposto in équipe, per il futuro, di considerare anche escursioni di trekking giornaliere, senza bisogno di sostare in campeggio: soluzioni più agili che forse si potrebbero ripresentare più spesso».