Intervista a Francesco Birocchi, presidente dell’Ordine dei giornalisti della Sardegna Quanto conta l’aggiornamento professionale per i giornalisti? «Intanto bisogna precisare che si tratta di un obbligo: l’Ordine è un ente pubblico che prevede il periodico aggiornamento degli addetti ai lavori.
Intervista a Francesco Birocchi, presidente dell’Ordine dei giornalisti della Sardegna Quanto conta l’aggiornamento professionale per i giornalisti? «Intanto bisogna precisare che si tratta di un obbligo: l’Ordine è un ente pubblico che prevede il periodico aggiornamento degli addetti ai lavori. Questo può essere di due tipi: professionalizzante, per dare informazioni sui nuovi mezzi di comunicazione; deontologico, sulle norme e i doveri che si devono seguire per svolgere correttamente la professione». In che misura i temi della conferenza “Aprire Orizzonti” coinvolgono i giornalisti? «Sono aspetti che riguardano il cuore della professione, perché un giornalista ha innanzitutto il compito di raccontare i fatti della vita. Diceva Ryszard Kapuściński: “Faccio il cronista, racconto la storia mentre accade”. Bene, è quello che succede a noi tutti i giorni, raccontiamo il modo di vivere della gente, inclusi i molti problemi che impediscono il raggiungimento del proprio benessere. Certi temi, così delicati, ci interessano e ci interpellano in prima persona». Quali sono le caratteristiche fondamentali della professione? «Bisogna essere necessariamente persone curiose rispetto a quello che avviene intorno, non solo i problemi ma anche i sistemi per risolverli. È poi basilare il lavoro svolto per controllare la veridicità delle fonti. Nessuno è depositario del sapere universale, le fonti devono essere qualificate, riconosciute e credibili». Come può la stampa fronteggiare l’esplosione di internet? «È necessario partire dal presupposto che un’informazione gratuita non può esistere. Chi cerca le informazioni, chi scrive gli articoli, chi sceglie i titoli: sono tutte persone che si impegnano e mettono a disposizione le proprie competenze lavorative, meritano dunque di essere adeguatamente retribuite. Garantire la qualità dell’informazione, inoltre, è l’unico modo per combattere il dilagante fenomeno delle fake news»